D I A F R A M M I

Ammutolita dagli eventi, incredula di fronte alla catastrofe epocale che ogni giorno si andava dipanando sotto i miei occhi, ho trovato conforto nella casa, nido accogliente e sicuro. Si è subito rivelata contenitore e contenuto, mutante e rassicurante, isolandomi dal mondo esterno, in una bolla temporale e fisica. Quando uscire è impossibile, e i contatti umani sono azzerati, quando regna un silenzio surreale e la natura sembra riprendersi il suo spazio, la casa diventa diaframma con l’esterno, guscio accogliente e straniante. Così ogni superfice ha restituito la mia ombra, ogni parete, ogni vetro hanno riflesso il mio profilo, in un rimando continuo di appartenenze e simbiosi, innescando un desiderio compulsivo di fermare quel tempo inusuale, quella condizione di perfetta comunione fra me e i miei spazi. I gesti tramutati in rituali lenti, in istanti che creano storie nuove. Nessuna soluzione di continuità fra interno ed esterno, fra me e lo spazio intorno. Una dimensione di pieno, assoluto, confortevole privilegio che solo raramente ha lasciato spazio al disagio, ma ha reso necessaria più di una riflessione di fronte alla scoperta di poter fare a meno del mondo esterno.